La micro scultura in avorio: lavori certosini e dettagli preziosi
“… e fu così che per dieci secoli gli avori vennero ricercati quanto i più bei manoscritti, i più raffinati cammei o gli smalti più preziosi!”
Forse perchè era simbolo di purezza e potenza, forse perchè tra l’età tardoantica e il 13° secolo era un materiale molto raro, certo è che i manufatti in avorio hanno sempre suscitato un forte interesse negli uomini dell’epoca medievale.
Data la scarsità del materiale e il ristretto numero di artigiani abili nella lavorazione, possedere un’opera d’arte in avorio significava godere di un privilegio e di una considerazione sociale elevata, il che inevitabilmente tra il 1100 e il 1500 causò un notevole incremento della richiesta di questi pregiati manufatti in tutta Europa.
La complessità della lavorazione e il costante aumento delle committenze di certo non facilitarono il compito degli artigiani che, per portare a termine i lavori nel minor tempo possibile, furono costretti a lavorare anche di notte, sfruttando la luce proveniente da qualche candela presente in bottega. Tuttavia, per garantire uno standard qualitativo alto ed evitare che le condizioni di luce non idonee compromettessero il lavoro dell’artigiano, la Francia decise di regolamentare la produzione con dettami ben precisi, tra cui il divieto di lavorare l’avorio dopo il calar del sole.
Se fino alla fine del XIII secolo il dominio francese nella produzione di manufatti in avorio non era mai stato messo in discussione, agli inizi del XIV secolo l’aristocrazia curtense italiana ed europea iniziò ad apprezzare sempre di più i manufatti prodotti con la tecnica alla “certosina” dalla Bottega degli Embriachi, eccellenza italiana che diventò la principale rivale delle rinomate botteghe parigine.
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Cofanetto con storia di Piramo e Tisbe
1400 ca.
Giuditta e Oloferne
Prima metà del sec. XVII
Rebecca ed Eleazaro al pozzo
Prima metà del sec. XVII
Cassetta a rosette con scene mitologiche
Sec. XI-XII
Riccio di Pastorale
Quinto-sesto decennio del sec. XII
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